Condivido con voi questo bel percorso:
Si prepara l’argilla fresca nella quantità necessaria per la realizzazione del pezzo, si impasta a forma di corna di ariete per eliminare le bolle d’aria che possono essersi formate. Questa è la fase più importante per poter assicurare un lavoro resistente.
Con energia, su una spianatoia si abbatte la palla utilizzando il lato destro della mano si spiana diagonalmente per assicurare la totale eliminazione delle bolle d’aria. Dopodiché si solleva la lastra e si capovolge e si continua l’assottigliamento fino al raggiungimento della forma voluta, utilizzando appositi strumenti per lisciarla e stecche di legno per livellare e avere lo stesso spessore.
Successivamente utilizzo una forma in gesso che ho realizzato ( ho dieci forme diverse); adagio la lastra sul prototipo e mi aiuto con una spugna per permettere la totale adesione. Lo stampo è poroso e l’acqua contenuta nella terra viene lentamente assorbita. Una volta rifinito il pezzo, lo copro e lo lascio asciugare anche per una settimana, a seconda della dimensione e dell’umidità.
Una volta arrivato a durezza cuoio lo dipingo con gli engobbi, un rivestimento argilloso pigmentato che caratterizza i toni pastello dei miei lavori.
Ad asciugatura completata i piatti sono finalmente pronti per la prima cottura nel forno, che raggiunge circa 1030°C (per argilla rossa e terraglia bianca), in questa fase le ceramiche hanno una struttura consistente e porosa ed i colori sono opachi, molto dolci e vengono chiamati biscotto. Preparo per l’ultima fase il pezzo, pulendo e facendogli fare un tuffo nella cristallina per illuminare i colori e sigillarli e renderli impermeabili ed adatti all’utilizzo in cucina.
Ed eccoci giunti alla fine! I miei piatti vanno in forno per la seconda volta ad una temperatura di 920 – 1000°C.
Aprire il forno è una sorpresa unica!. La terra è viva e reagisce agli ossidi dei colori: insomma è sempre una magia vedere l’effetto finale. Per questo amo il fatto a mano, è imparagonabile e unico.